Un antico avo di Vittorio Emanuele II (Carlo Emanuele III chiamato Carlin affettuosamente dal popolo e che fu Re di Sardegna dal 1730 al 1773) solea dire a coloro che lamentavano un certo sua distanza fin quasi affettazione verso i suoi sudditi che è da vicino che si possono notare tutti I difetti di un sovrano (e peraltro nel caso del buon Carlin in effetti i difetti c’erano fisicamente parlando..).Se questa massima fu applicata si può dire sempre in casa Savoia, è con Vittorio Emanuele II che di fatto vediamo davvero per la prima volta un Re raccontato non da pochissimi intimi e confidenti (con notizie filtrate e rivisitate per mille motivi diversi) ma da una moltitudine di personaggi dei più disparati strati sociali. Il Re galantuomo (figura coniata da Massimo d’Azeglio con fini puramente iconografici) ha lasciato una traccia indelebile nella nostra storia patria non solo per ovvi motivi storici, ma anche per le sue vicende umane fatte come tutti di momenti più o meno gloriosi. Pur tuttavia sono proprio questi fatti (o in taluni casi misfatti) che ce lo rendono cosi umano, cosi vero.

Vittorio Emanuele II

I suoi dati salienti condensati in poche righe: nato il 14 marzo 1820, si sposa nell’aprile del 1842 con Maria Adelaide Asburgo Lorena (da cui avrà cinque figli di cui tre maschi). Sale al trono subito dopo la disfatta di Novara del 23 marzo 1849 in sostituzione di suo padre Carlo Alberto che ha abdicato per rendere le condizioni per l’armistizio richiesto al Maresciallo Radetzky le meno pesanti possibili per il regno di Sardegna. per l’armistizio richiesto al Da li in poi tutta la nostra storia Patria è sovrapposta a lui. Guerra di Crimea nel 1855 dove per volere di Cavour inviamo un corpo di spedizione insieme a francesi e inglesi (e questa permise a Cavour di portare la questione del potenziale regno d’Italia all’attenzione dei grandi al successivo tavolo di pace che si svolse a Parigi). Poi il 1859 con la nostra seconda guerra d’indipendenza e lui, Re Vittorio, in campo a Solferino e San Martino (la sua frase detta quel giorno ai soldati in piemontese come era solito esprimersi << Fioeui, ò i pioma San Martin ò i’aoti an fan fé San Martin a noi!» è entrata nella storia). Villafranca (12 luglio 1859) pochi giorni dopo sarà un armistizio voluto dal solo Napoleone III che produrrà le dimissioni di Cavour ma ci darà la Lombardia. Oramai il moto unitario nazionale è partito e non può essere fermato.

Vittorio Emanuele II con i figli Umberto ed Amedeo

Fra plebisciti più o meno democratici (ma non è il momento di sottilizzare ) e una spedizione apparentemente folle come fu quella dei mille di Garibaldi (un analisi attenta dei fatti ci dice però che molto di quell’avventura fu pianificato e accompagnata da un supporto segreto politico e finanziario, senza nulla togliere al gran valore di chi vi partecipò) arriviamo alla data più importante di tutte : il 17 marzo 1861 viene proclamato il regno d’Italia e Vittorio Emanuele II, mantenendo l’esatto titolo che aveva come Re di Sardegna lo accetta per se per I suoi discenti.

Regno d’Italia 17 marzo 1861

Manca ancora il Lombardo-Veneto( rimasto in mano agli austriaci) e manca Roma dove il Papa Pio IX si è arroccato con l’aiuto di Napoleone III. Ci vorrà ancora una terza guerra d’indipendenza nel 1866 ; guerra sfortunata e persa a Custoza sul campo e a Lissa sul mare ma vinta (fortuna nostra) dai prussiani a Sadowa perché il regno Lombardo-Veneto possa unirsi al resto del regno. Roma viene presa il XX Settembre 1870 mentre per Trento e Trieste si dovrà attendere la Grande guerra del 1915-1918. Vittorio Emanuele II muore il 9 gennaio 1878 a soli 58 anni per un malanno preso andando a caccia presto al mattino.

Statua di Vittorio Emanuele II all’ingresso del palazzo Civico di Torino ( Vincenzo Vela)

Queste le date salienti della sua vita che ci ha consegnato il padre della patria che tutti conosciamo. Ma lui com’era realmente? Ovviamente ci basiamo tutti su quanto ci è stato tramandato da chi l’ha conosciuto e frequentato, I loro scritti, I loro diari. Incrociando questi documenti, ma anche leggendo le sue lettere conservate all’archivio di stato è possibile, con il rispetto più profondo, provare a farne una valutazione umana e politica. Intanto i fatti che sono sempre le cose da cui è meglio partire. I fatti sono che appena salito al trono Vittorio confermò lo Statuto che suo padre aveva concesso il 4 marzo 1848. Tutti avevano fatto marcia indietro (dal Papa Pio IX a Leopoldo II di Toscana a Ferdinando II di Napoli). Quindi oggettivamente avrebbe anche lui potuto ritirare la carta costituzionale, ma non lo fece. Questo è un fatto inoppugnabile che non viene scalfito da chi vuole dare la spiegazione del perché e del percome egli prese quella decisione.

Maria Adelaide Asburgo di Lorena moglie di Vittorio Emanuele II

Le sue lettere certo ci presentano un uomo poco incline alla democrazia costituzionale, pur tuttavia accetterà sempre le scelte del parlamento una volta approvate (e dalle sue lettere si evince quanto spesso queste scelte non furono di suo gradimento). Sia chiaro, tenterà spesso con le sue prerogative regie, di bloccare scelte a lui non gradite; ma sempre nel solco della costituzione. Un Re dunque non certo reazionario e persino moderatamente liberale, non un despota. Ma anche un Re coraggioso nel sostenere scelte difficilissime, con leggi fortemente anti clericali(la legge Siccardi nel 1850 e la Rattazzi nel 1855 che vanno viste quasi come un unico discorso); lui cattolico (ma anche lì a modo suo) in una corte permeata di fede religiosa quasi tendente al bigotto, con sua madre Maria Teresa e sua moglie Maria Adelaide ad attenderlo la sera per convincerlo a non dare seguito a quanto il parlamento stava decidendo. I fatti sono che Vittorio non pose il veto a queste leggi (le prerogative regie glielo concedevano ma questo avrebbe portato a gravi crisi politiche con I suoi capi di governo) accettando di conseguenza lo scontro con il Papa. Sarà solo per il matrimonio civile che farà valere il suo veto.

Obelisco in piazza Savoia dedicato alla legge Siccardi del 1850

Poi c’è il turbolento rapporto che egli ebbe con Cavour, il suo Ministro di sempre. Cavour, quest’uomo che vide quello che I suoi contemporanei neanche immaginavano, che seppe aprire e chiudere porte e dialoghi nel modo giusto al momento giusto in Europa, dall’Inghilterra alla Francia; ecco quest’uomo era quanto di più inviso Vittorio potesse sopportare. Nella loro storia personale che è la nostra storia patria le dimissioni di Cavour da capo del governo furono una quasi costante a conseguenza del carattere dei due personaggi, e sempre Vittorio le accettò con gran gioia perché altro desiderio non aveva che di liberarsi di Cavour, di quest’uomo che si permetteva di rivolgersi a lui quasi alla “pari” ( Vittorio fu un Re molto alla mano, pur tuttavia sempre senza mai dimenticare chi egli fosse) se non nelle parole certo nei toni e nei fatti . Basti pensare alla frase che pare il Cavour rivolse al Re all’indomani dell’armistizio di Villafranca accettato senza di fatto interpellarlo : “Se un ministro deve sapersi dimettere altri dovrebbero saper abdicare !”

Camillo Benso Conte di Cavour

Eppure alla fine, dopo averne accettato le dimissioni, lo richiamerà sempre e questo è un altro fatto inoppugnabile. Si è spesso detto di Vittorio che fosse di grana “grossa” anche come intelletto, che non fosse quella gran cima che la storia patria ci ha voluto consegnare. Forse c’è del vero in questo, ma molte delle sue scelte si riveleranno spesso azzeccate. Cavour si è detto è stato il grande tessitore, forse il vero padre della nostra Patria. Ma dietro Cavour ci fu sempre un Re che avvallò ogni sua scelta appoggiandolo se non fino in fondo almeno nella parte più importante (Vittorio avrà sempre la mania di complottare alle spalle del suo ministro aprendo contatti con Napoleone III usando come canale preferenziale suo genero Gerolamo cugino dell’Imperatore, oppure scrivendo lettere direttamente a Papa Pio IX). Possiamo su questi dati affermare che fu un uomo che ebbe il coraggio delle sue azioni e delle sue scelte? Probabilmente sì.

Vittorio Emanuele II in tenuta da caccia con il suo cane preferito

Per ultimo ma non certo ultimo l’aspetto più intimo della sua vita : I suoi amori e la sua famiglia. La sua vita sentimentale fu cosi affollata che spesso si scherza su di lui affermando che egli è stato davvero il padre di tutti gli italiani.Forse è stato questo conoscerlo nel suo aspetto più umano e anche istintivo che ha spinto molti ad una qualche revisione storica su di lui. Non ne capisco il motivo giacché se andassimo a vedere da molto vicino la vita di Cavour, o di Massimo d’Azeglio o peggio ancora di Vittorio Amedeo II non troveremmo qualcosa di molto diverso. Forse qualcuno, per questo, si sogna di mettere in discussione la figura di Vittorio Amedeo II primo Re di Sicilia e Sardegna? Dicevamo la vita familiare e sentimentale di Vittorio Emanuele II. Le lettere scritte abbondantemente alla figlia Maria Clotilde “esiliata” a Parigi dopo il matrimonio con Gerolamo Bonaparte ci presentano un padre premuroso e affezionato a questa figlia cosi come lo fu verso Maria Pia. Non da meno fu un buon padre anche per I figli illegittimi avuti da Rosa Vercellana ( la famosa Bela Rosin) , figli a cui garantì una vita più che agiata con lasciti e donazioni persino eccessive( Vittorio Emanuele II lascerà in eredità al povero Re Umberto (primo) la mole di debiti accumulati).

Vittorio Emanuele II con Rosa Vercellana sposa morganatica nel 1869

Il rapporto con suo fratello Ferdinando Duca di Genova, da molti indicato come venato da gelosie, fu invece intenso e sincero. I due fratelli si trovarono fianco a fianco nella guerra del 1848, ognuno comandante di una divisione. Fu quindi la guerra a cementare il loro rapporto anche se fu certamente la divisione di Ferdinando a coprirsi di maggior gloria (se pur in uno sfortunato contesto). La morte, molto probabilmente per tisi, di Ferdinando nel febbraio del 1855 colpì profondamente Vittorio Emanuele II, che avrà per tutta la vita un’attenzione particolare per I suoi figli (Margherita, che gli diventerà poi nuora, e Tommaso futuro Duca di Genova). In fine il lato più discusso di Vittorio Emanuele II: quello con il gentil sesso. In questo è innegabile che la sua fu una vita di eccessi, pur cercando di mantenere un minimo di parvenza con Maria Adelaide sua moglie, una donna cosi pia e devota da non voler vedere quello che tutti potevano constatare. Vittorio sarà sempre molto affezionato a questa donna votata all’amore per I propri figli e per il prossimo in generale; la sua morte avvenuta per conseguenza dell’ultimo parto (con il piccolo che morirà pochi mesi dopo) lascerà Vittorio Emanuele II e l’intera corte di Torino prostrata. Questo affetto con la giovane moglie non sarà sufficiente ad evitare le tante “distrazioni” che Vittorio avrà nella sua vita coniugale. r I propri figli e per il prossimo in generale; la sua morte avvenuta per conseguenza dell’ultimo parto (con il piccolo che morirà pochi mesi dopo) Laura Bon, Rosa Vercellana sono nomi noti; ma anche la moglie del fido Enrico Morozzo Della Rocca ( che ebbe una carriera sfolgorante e sproporzionata alle sue doti militari), la Contessa di Castiglione ( prima delle sua più importante missione alla conquista di Napoleone III) tralasciando le tante avventure vere o millantate da Vittorio ( che pare confondesse spesso la realtà con la fantasia ). Ecco il quadro ed ognuno avrà diritto di trarne le più personali conclusioni, senza dimenticare che qualsiasi giudizio dato a distanza di secoli senza poter avere la mentalità di quei giorni e il metro di misura che quella società adottava per le proprie scelte ed azioni renderanno le nostre valutazioni, qualunque esse siano, perennemente imperfette. Voglio concludere ricordando a tutti che a Torino il museo del Risorgimento http://www.museorisorgimentotorino.it/ è una miniera di cimeli e ricordi attraverso i quali è possibile rivivere la nostra storia e quella di Re Vittorio Emanuele II. Infine un estratto dal diario della Regina Vittoria che incontrò il nostro Re sul finire del 1855; estratto che rende onore a Vittorio Emanuele II che fu Re con la schiena dritta, sempre se stesso senza mai adattarsi alle convenienze del momento . Chapeau! dal diario della Regina Vittoria d’Inghilterra (sul finire del 1855) «È un uomo rozzo. Balla come un orso, parla in modo sconveniente: ma, se entrasse il drago, sono sicura che tutti fuggirebbero, tranne lui. Sguainerebbe la spada e mi difenderebbe. È un cavaliere medievale, un soldato, questo Savoia» «Quando lo si conosce bene, non si può fare a meno di amarlo. Egli è così franco, aperto, retto, giusto, liberale e tollerante e ha molto buon senso profondo. Non manca mai alla sua parola e si può fare assegnamento su di lui».

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