Sabato 9 Novembre mattino ore 10: un gruppetto ben nutrito di visitatori si forma davanti all’ingresso di palazzo Carignano. Sono tutti “armati fino ai denti ” chi di ottimi smartphone, chi di macchine fotografiche che mi incutono timore e soggezione. Gli abbiamo invitati noi. (io e Lorenzo ) per un primo tour che vorrebbe (nelle nostre speranze) unire la fotografia con il racconto del palazzo; un roba tipo “ti racconto qualcosa del cosa fotografi e ti spiego come fotografarlo“. Sono rilassato perché so di avere un palcoscenico eccezionale, palazzo Carignano, con le sue facciate, I suoi interni, la sua storia: è partita vinta in partenza. il motivo per cui abbiamo scelto palazzo Carignano per questa nostra “prima” è proprio perché questo capolavoro del Guarini merita tutta l’attenzione possibile nel panorama delle proposte turistiche cittadine. Il problema (se problema lo si vuol chiamare) sta nel suo ingombrante vicino (Museo del Risorgimento) che con la sua importanza offusca e nasconde il palazzo in quanto palazzo, diventando mero contenitore di così tanta storia.

Palazzo Carignano in compagnia di Vincenzo Gioberti

Eppure lui è lì, magistrale opera di quel immenso artista e scienziato che fu Guarino Guarini (Guerrino Guarini a dire il vero…per gli amici). Non puoi neanche dire che si celi; le sue forme cosi particolari, I suoi dettagli unici mandano segnali chiari: “signori siete davanti ad una seconda residenza reale se pur non ufficiale; vi prego … visitatemi”.

Palazzo Carignano in un visione insolita ma perfetta per un tour fotografico-culturale

Lui, il palazzo, nasce nel 1679, per volere di Emanuele Filiberto di Carignano, figlio di Tommaso I di Carignano a sua volta figlio di Carlo Emanuele I di Savoia. Ramo cadetto dunque dei Savoia; il padre di Tommaso gli concede il titolo di principe di Carignano nel 1620 e alcuni anni dopo Tommaso si sposa con Maria di Borbone- Soissons. Dal matrimonio nasceranno numerosi figli e il primogenito sarà Emanuele Filiberto. Ma come mai questo palazzo è l’unico che si distacca così fortemente da quella uniformità che caratterizzò la Torino di quei secoli ? Bisogna rileggere la storia di quegli anni e sapere che nel 1679 la discendenza dei Savoia dipendeva da Vittorio Amedeo II unico figlio maschio di Carlo Emanuele II (quello che tutti i torinesi conoscono solo come Carlina…), allora un piccolo bambino di soli 13 anni dalla salute cagionevole.

Emanuele Filiberto Carignano

Quindi vi erano i presupposti per pensare ai Carignano come i naturali successori in caso di morte del piccolo Vittorio Amedeo II. Ecco quindi che questo palazzo diventa simbolo di potere e, in quanto tale, altrettanto regale doveva essere la sua immagine. Emanuele Filiberto Carignano chiamerà all’opera Guarino Guarini già a Torino per la realizzazione di quella che sarà la cappella della Sindone. Guarini non si smentirà realizzando un palazzo che attraverso le sue simbologie, le sue forme e le idee assolutamente innovative riuscirà a destare stupore, ammirazione e diciamo pure non poche perplessità. Un palazzo così l’aveva progettato e disegnato il Bernini a Parigi pensando al Louvre, futura residenza di Luigi XIV.Ma il progetto era rimasto tale. Guarini invece trova in Emanuele Filiberto un interlocutore colto e raffinato, un principe che sa guardare molto più in là e che quindi non può non apprezzare una proposta e un progetto così innovativo, cosi fuori dal coro.

Palazzo Carignano: androne di ricevimento con colonne in pietra di Gassino

Guarini abbandona il classico progetto a pianta rettangolare, per proporre invece un palazzo a corpo ellittico, dove l’andamento curvo delle murature si ripercuote fedelmente nelle facciate, nell’androne d’onore, negli scaloni e persino negli scalini, tanto da far parlare di retto-fobia chi osservò allora il progetto. Il disegno ellittico prosegue nell’androne dove colonne binate in stile Ionico si distaccano dal muro portante formando una quinta scenica con il soffitto ovale a ricordare una volta stellata.

Palazzo Carignano: scalone d’onore

Percorrendo lo scalone d’onore che portava in origine al salone del primo piano (oggi scomparso per lasciare spazio al primo Parlamento Subalpino nel 1848) notiamo gli scalini che rispecchiando il progetto del Guarini sono di forma ellittica anch’essi, concavi nella parte iniziale per poi passare convessi nella seconda fase. Lo scalone, curvando, nasconde l’arrivo al piano nobile, celando la vista e lasciando l’ospite nell’incognita e nell’aspettativa di quello che il palazzo saprà offrirli.

Palazzo Carignano: veduta interna dove la presenza di un opera d’arte contemporanea diventa occasione di spunto fotografico

Il cortile d’onore ci evidenzia le due anime del palazzo; la parte seicentesca originale e la seconda sezione del palazzo, creata nel XIX secolo per dare casa al nuovo parlamento del novello regno d’Italia, ma che non ebbe mai modo di essere utilizzato, poiché la capitale del regno venne spostata a Firenze nel 1865, prima che le sale di questa parte del palazzo potessero essere completate. L’appartamento dei Principi anche detto delle stanze dorate ci attende per la nostra visita. Sarà questo appartamento che verrà scelto da Carlo Alberto Carignano per il suo matrimonio con Maria Teresa Asburgo Lorena. Le stanze seguono e rispettano la codifica classica dei palazzi nobiliari con tre anticamere prima di giungere alla sala da parata per noi sala delle battaglie.

Palazzo Carignano : sala delle battaglie e veduta del soffitto affrescato con l’allegoria di Giunone ( opera del Legnanino)

La sala delle battaglie cosi come la successiva sala delle quattro stagioni offre al visitatore la meraviglia delle boiserie intagliate e dorate arricchite da parti a specchio che danno il senso pieno del gusto rocaille agli inizi del XVIII secolo. Gli intagli, le dorature e le parti a specchio con cui tutta la sala è arricchita sono databili ai primi del settecento, realizzate in occasione del matrimonio del primogenito di Emanuele Filiberto Carignano, Vittorio Amedeo, di cui si ammirano le consolle con le sue iniziali intrecciate riportate sui frontali. Va fatto notare che l’utilizzo delle parti a specchio in unione alle boiserie intagliate e dorate sono utilizzate per la prima volta a Torino proprio a palazzo Carignano e saranno riproposte solo successivamente anche a palazzo Reale. Sempre nella sala delle battaglie ritroviamo un dipinto di Tommaso I Carignano, superbo condottiero in una copia del dipinto originale realizzato da Van Dyck (l’originale conservato allo Staatlische Museum di Berlino)

Palazzo Carignano: suggestiva immagine del soffitto affrescato presa da una lesena a specchio

La sala delle quattro stagioni che segue la sala delle battaglie prende il nome dalle sovrapporte dove esse sono rappresentate. Sempre in questa sala, fra un tripudio di dorature e specchi ritroviamo anche un ritratto di Maria Caterina d’Este, consorte del principe Emanuele Filiberto Carignano. Fatto storico: aver scelto Maria Caterina come sua consorte procurò a Emanuele Filiberto le ire di Luigi XIV che aveva predestinato per questo matrimonio una principessa francese. La cosa costò a Emanuele Filiberto e Maria Caterina quasi sei mesi di esilio lontano da Torino (Bologna per l’esattezza), tempo necessario per ottenere il perdono di Luigi XIV per la loro impudenza.

Palazzo Carignano : sala delle battaglie, allegoria di Giunone ( Legnanino )

L’ultima sala del nostro percorso è quella che fu la camera da letto di Carlo Alberto Carignano e la consorte Maria Teresa Asburgo Lorena. Questa stanza fu rivista proprio durante il periodo Albertino; infatti le decorazioni e gli specchi, pur rispettando lo stile delle precedenti sale, presentano differenze sostanziali legate alle influenze del periodo neoclassico (prima parte del XIX secolo). I disegni e il progetto delle decorazioni sono state indicate come probabile opera di Giacomo Pregliasco, allievo del Bonzanigo, mentre l’affresco della volta che riporta il trionfo di Giunone è una probabile opera di Rocco Comaneddi (ma in altra documentazione viene indicato Luigi Vacca).

Palazzo Carignano : camera da letto di Carlo Alberto e Maria Teresa Asburgo Lorenza nel 1817

Sempre nella camera da letto troviamo un attiguo Gabinetto – studio che secondo le attuali indicazioni fu utilizzato dal Conte di Cavour mentre svolgeva importanti incarichi di governo. La leggenda vuole che, essendo il Gabinetto con affaccio su piazza Carignano e avendo li sede il ristorante del Cambio, il Cavour potesse segnalare facilmente al personale del ristorante l’intenzione di recarvisi in modo da dare tempo alle cucine di approntare quanto da lui desiderato.

Gabinetto – studio annesso alla camera da letto di Carlo Alberto

Conclusioni Debbo per forza concludere con le mie sensazioni di questa splendida giornata. Bella sotto ogni aspetto. Bello è stato questo esperimento ben riuscito di narrare la storia (architettonica, artistica ma anche umana per i personaggi che vi hanno vissuto) accompagnandola con il fascino della fotografia e avendo insieme Lorenzo come mentore in grado di dare per ogni stanza quel suggerimento, piccolo o grande, che ha permesso a tutti di provare qualche scatto “diverso” dal solito. Bello è stato vedere la passione di queste persone, in taluni momenti letteralmente stese per terra alla caccia del punto di visione migliore, e ricevere il loro sentito ringraziamento alla fine del tour: per me e per Lorenzo il miglior premio che potessimo desiderare.

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