Una delle cose che la mia esperienza a contatto con i turisti della nostra città mi ha insegnato è che I luoghi sempre chiusi o pochissimo noti affascinano da matti.
Cosi anche I personaggi di cui il tempo ci ha nascosto le loro tracce terrene.
Personalmente vivo la stessa sensazione quando posso entrare e vedere qualcosa che non è accessibile o visibile sempre e per tutti. Ancora meglio quando mi sembra di scoprire qualcosa che è sfuggito ai più (e ovviamente so che non è vero ma il pensarlo per un attimo mi piace pazzescamente).
Quando mi sono imbattuto nella tomba di Bernhard Otto Von Rehbinder presente nella chiesa dello Spirito Santo (in via di Porta Palatina 7, all’incrocio con via Cappel Verde) ho voluto capire per un attimo chi fosse mai questo personaggio e perché fosse li.
E cari miei qui siamo di fronte ad un vero eroe legatissimo alla storia più cara della nostra città : l’assedio del 1706 – eroe con la maiuscola!
Il nostro Bernhard va subito detto è estone di nascita (1662) e di religione luterana; questo, in una corte fortemente cattolica come il Ducato di Savoia sarebbe stato già un bel problema.
Ad ogni buon conto arriva in questa città in un momento (quel fatidico 1706) dove a casa Savoia si aveva da pensare a ben altro che alla fede religiosa del nostro Bernhard.
Firma autentica del Barone Otto Von Rehbinder
Prima di arrivare a Torino, dopo una veloce e brillante carriera militare nell’esercito dell’Elettore e Conte del Palatinato (allora una regione della Germania) assurge al grado di Generale d’artiglieria.
Tenete presente che il grado di Generale d’artiglieria nel XVII secolo valeva decisamente di più rispetto gli equivalenti gradi delle altre armi poiché l’artiglieria era considerata arma estremamente tecnica tanto da richiedere poco tempo dopo accademie militari ad essa dedicate.
Prendendo Torino come esempio proprio durante l’assedio del 1706 avevamo il comandante della Cittadella (Conte De la Roche) ma anche il Gran Maestro delle Artiglierie che come vedete dal titolo era una figura decisamente importante (nel nostro caso Conte Giuseppe Solaro della Margherita).
Ma tornando al nostro Bernhard, riceve il comando delle truppe inviate a Torino in aiuto delle forze ducali, assieme alle truppe imperiali e prussiane accorse a sostegno contro l’armata francese che assedierà la città di Torino dal 12 maggio al 7 settembre del 1706.
Ed è nelle prime ore del mattino di quel fatidico 7 Settembre del 1706 che ritroviamo Rehbinder direttamente al comando del reggimento Palatino Royal Allemand.
Il Principe Eugenio insieme al nostro Vittorio Amedeo II ha predisposto un’azione militare che andrà a colpire lo schieramento francese in un punto estremamente arduo da raggiungere e proprio per questo i francesi hanno lasciato la zona sguarnita: una fascia di circa 4 Km fra il fiume Dora e il fiume Stura, nella zona che oggi possiamo definire indicativamente fra Pianezza e Venaria.
In questo corridoio alle prime ore del mattino l’armata Imperiale e Ducale si avventerà sulla linea francese. L’ala sinistra del nostro schieramento sopporterà lo sforzo maggiore (e in quest’ala combatteranno gloriosamente i prussiani del Principe di Anhault Dessau cosi ben ricordato nel museo Pietro Micca di Torino), e sarà proprio quest’ala che sfruttando lo stato di secca del fiume Stura aggirerà le posizioni francesi portandole al crollo.
Ma al centro di questo schieramento è presente il nostro Bernhard Von Rehbinder che, riportano le relazioni di quei giorni, non sarà da meno in fatto di coraggio e audacia, tanto da ricevere i complimenti diretti di Vittorio Amedeo II.
Dopo la battaglia di Torino Bernhard è presente durante l’assedio di Tolone del 1707, ove I francesi si ritrovano da assedianti ad assediati (così vanno le cose della vita … oggi tu domani io).
Da qui in poi lo ritroviamo sempre presente in fatti militari strettamente legati a Vittorio Amedeo II che avendolo apprezzato evidentemente ne ha richiesto i servigi.
Fino ad arrivare al 24 settembre 1713 giorno in cui viene insignito dell’ordine della S.S. Annunziata (e come molti sanno ricevendo questa onorificenza si diventava automaticamente cugini del Re!)
Collare delle SS. Annunziata e stemma del Barone Von Rehbinder
Direte già cosi potrebbe bastare. Ma anche no!
Perché negli anni seguenti, Rehbinder diviene consigliere di fiducia del re Vittorio Amedeo II e porta a compimento un’importante riforma delle milizie militari. Come già durante la sua prima carriera sotto le bandiere del grande Elettore del Palatinato, anche qui il nostro Bernhard ascende assai rapidamente i ranghi dell’esercito sabaudo: tra il 1713 ed il 1730 da Direttore Generale della fanteria diviene Generale di battaglia e poi Generale d’artiglieria.
E infine, due giorni prima di abdicare (settembre 1730), Vittorio Amedeo II nomina Rehbinder Maresciallo di Savoia, il più alto grado dell’esercito sabaudo, vacante dal 1568!
Pensate che l’ultimo a rivestire questo grado era stato il Conte Renato di Challant, e dopo la sua morte Emanuele Filiberto ( il nostro mitico testa di ferro di piazza San Carlo) non lo assegnò più ad altri.
Il dopo è una discesa purtroppo per Rehbinder altrettanto veloce come la sua ascesa.
Gli anni sono passati (Bernhard ha 70 anni, tanti, forse troppi) e il novello Re Carlo Emanuele III ha voglia di discontinuità , vuole dimostrare che anche lui come il padre sa scegliersi fedeli e bravi collaboratori.
Cosi alla prima occasione (tanto per cambiare una guerra di successione, per la cronaca la polacca del 1733) Bernhard viene messo da parte.
Ma doveva essere davvero un gran personaggio se nel 1739 alla incredibile età di 79 anni decise di risposarsi (era rimasto vedovo appena l’anno prima) con la sedicenne Cristina Piossasco de Feys della Volvera (1722-1775).
Tomba di Otto Von Rehbinder nella chiesa dello Spirito Santo
Otto Bernhard Von Rehbinder muore il 12 novembre 1742
Verrà seppellito nella chiesa dello Spirito Santo sotto sua precisa richiesta perché è li che nel 1708 Bernhard si converte al cattolicesimo con il rito dell’abiura (la sua famiglia d’origine era di confessione luterana che in casa Savoia equivaleva a nominare il demonio)
Fra l’altro la sua richiesta di essere tumulato nella chiesa dello Spirito Santo verrà caldeggiata da Pietro Piffetti, amico del nostro Bernhard e a sua volta molto vicino al consiglio della confraternita dello Spirito Santo; non è quindi un caso che nella chiesa troviate uno splendido crocifisso opera dello stesso Piffetti.
Ora che sappiamo qualcosa in più di lui, possiamo passare a portargli un nostro saluto quando ci ritroviamo qualche volta nelle vie intorno al Palazzo Civico.
In fondo il buon Bernhard merita davvero un pochino del nostro affetto per quanto fece in vita per la nostra cara vecchia Torino, non vi pare?
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