Gli anni della spensierata gioventù li ho spesi in un francobollo della città definito fra corso Vittorio Emanuele II, corso Cairoli, via Giolitti e
via S. Massimo. I
n quel francobollo si affacciano fra loro due giardini: l’Aiuola Balbo, i Giardini Cavour e un pochino più in là i Giardini Maria Teresa (giardini posti nell’omonima piazza).Va detto che per noi ragazzi di zona l’Aiuola Balbo era inesistente, nel senso che per noi l’Aiuola Balbo erano i Giardini Cavour e i Giardini Cavour erano semplicemente … le Montagnole.

Veduta delle “Montagnole”

Il perché del nome appare ovvio osservando queste “montagnole”, che creano un dislivello di una decina di metri rispetto al piano stradale.
Il come mai ci fosse questo dislivello non fu mai argomento di conversazione (sapete si era sempre presi in quelle partite di pallone che finivano tipo 21 a 18 con le porte fatte usando i maglioni … ma c’era mica tempo per altro!).

Per darsi una spiegazione bisogna ricordare l’antica fortificazione che cingeva la città di Torino nel XVIII secolo.
Torino fin dai tempi di Roma Imperiale ha sempre avuto una fortificazione a protezione della città, ma nel XVI secolo le antiche mura romane vengono sostitute da poderose strutture militari adatte a resistere al tiro delle sempre più presenti artiglierie con cannoni sempre più potenti.

Nasce la leggendaria Cittadella di Torino, vanto e orgoglio del Ducato di Savoia, esempio di architettura militare, modello in tutta Europa.
Si arriva quindi ai primi del XVIII secolo e la città fra un’espansione urbanistica (1622) e l’altra (1673) ha preso la forma conosciuta come la “Mandorla”.

Cartina della città di Torino : la “mandorla” XVII secolo

La “Mandorla” era difesa da sedici bastioni (non contando quelli della Cittadella) e fu questa imponente fortificazione che ci salvò nel fatidico assedio del 1706 contro la Francia di Luigi XIV.

I tempi cambiano e (ahimè per noi) alla fine del 700 dobbiamo soccombere alla Francia di Napoleone Bonaparte (7 dicembre 1798) e poco dopo gli occupanti decidono di radere al suolo le fortificazioni, salvando soltanto la Cittadella.

La scelta, va detto, non fu fatta solo per rendere la città meno difendibile in caso di ribellione, ma anche per consentire quella espansione urbana bloccata da una fortificazione, peraltro non più utile (pensata per i cannoni del XVI secolo e non più al passo con le esigenze militari del XIX secolo).

Con il ritorno del Re di Sardegna (1814) e in seguito con Carlo Alberto, la città entra in una nuova fase di sviluppo urbanistico e con le nuove edificazioni si affronta anche il problema della risistemazione della zona urbana, lasciata orfana delle antiche fortificazioni.

In alcuni casi si decise di “nascondere” i residui ed uno di questi casi è il Giardino Cavour che con le sue montagnole nasconde un pezzo di quello che fu il bastione di San Giovanni Battista.
Nome non casuale visto che a fianco sorgeva l’ancora presente ospedale di S. Giovanni Battista, ospedale voluto dalla seconda Madama Reale Giovanna Battista di Savoia-Nemours nel 1680 circa.

Dettaglio dei Giardini Cavour (Piazza Esagono)  da una cartina del 1834

L’immagine ci evidenzia il contorno della fortificazione e come ben si vede il bastione di S. Giovanni Battista “calza” con gli attuali Giardini Cavour. Altrettanto bene si capisce ora il perché la via alle spalle del giardino e la contigua via Andrea Doria siano stranamente “storte”.

Nella seconda metà dell’ottocento i Giardini Cavour erano parte di un piccolo e suggestivo parco chiamato Giardino dei Ripari.

I Giardini dei Ripari alla metà ottocento

Si estendeva all’incirca nell’area attualmente occupata dai Giardini Cavour, dall’Aiuola Balbo fino a piazza Maria Teresa, parco che verrà però smembrato verso la fine del XIX secolo nelle aree attuali.

Platano secolare alla cima delle montagnole

Nei Giardini Cavour sono presenti alcuni monumenti, fra cui forse, più di spicco, quello dedicato a Carlo Felice Nicolis Conte di Robilant, importante politico e militare del nostro risorgimento (il monumento a lui dedicato è la copertina dell’articolo).
Per noi ragazzi/monelli di zona era sicuramente molto importante, visto che usavamo alcune zone cave del monumento come magazzino “segreto” di tutte quelle cose che solo la fantasia dei bambini può generare.

Ciao né

Sources: Wikipedia(images)